BIOFILIA e SHINRIN-YOKU: entrare in contatto con la natura.
Stavolta dedico meno spazio a me stessa e il mio percorso.
Voglio portare, te, lettore, a riflettere su un verbo che ormai poco si concilia con la società di oggi: rallentare. Siamo come dei treni in corsa che si dividono tra lavoro, famiglia, amici, impegni vari e se rimane del tempo coltiviamo un hobby o passione. Restiamo sui binari mantenendo un controllo totale. Ma quanto a lungo riusciamo ad andare avanti così? Si deve necessariamente arrivare al limite prima di rallentare, e prendersi cura di sé? Ci sono modalità infinite per farlo, ma io resto su quel filo conduttore che fa da sfondo ad ogni racconto.
Se avete letto il primo articolo vi ricorderete che ho usato questa espressione:
‘Uomo e natura sono legati da un filo indistruttibile. Tutti abbiamo bisogno di un contatto con la natura e questo contatto ci porta ad un benessere psicologico; ma va coltivato, stimolato’.
Proviamo a esprimere meglio questa connessione innata.
Il biologo americano Edward O. Wilson parla di biofilia, parola che deriva dal greco
βίος (bíos) = vita + φιλία (philía) = amore, affinità.
Si può affermare che tale espressione significhi amore per la vita o per le altre forme di vita.
E la natura è un organismo vivente.
Secondo lui siamo geneticamente strutturati per amare la natura, è nel nostro DNA. Traiamo benefici fisici e mentali dal contatto con essa e starne lontani ci fa male.
Lo Shinrin-yoku è un modo per coltivare e soddisfare il nostro bisogno innato di connessione con la natura, come descritto dalla teoria della biofilia.
Lo Shinrin-yoku (*) è una pratica orientale nata in Giappone. Il termine, coniato nel 1982, letteralmente significa ‘bagno nella foresta’. Ma esprimiamo il concetto in modo più chiaro: immergersi nell’atmosfera della foresta per migliorare la salute mentale e fisica. In particolare ridurre lo stress, migliorare l’umore e rafforzare il sistema immunitario.
Non è una forma di esercizio fisico o un’escursione ma consiste nell’entrare in contatto con la natura, una semplice camminata tramite l’utilizzo di tutte e 5 i sensi.
Udito: il silenzio. L’assenza di tutti quei fastidiosi rumori della routine giornaliera. Lasciare spazio alla brezza che attraversa i rami e le foglie creando un fruscio leggero. Il gorgoglio di un ruscello in discesa che si scontra con i sassi. Se si aguzza l’orecchio si potrebbe sentire anche la fauna che abita e vive questi luoghi. Tra questi per me l’acqua ha un effetto quasi magnetico, la sento da lontano ed ottiene subito la mia totale attenzione. Sento il bisogno di trovare la sorgente per poterla ammirare oltre che ascoltare. Un flusso irregolare può risultare maggiormente rigenerante, rispetto ad un’intensità cadenzata che trasmette un senso di quiete.

Olfatto: l’aria è fresca e profumata. L’odore del bosco è intenso e diverso a ogni passo. Sono le piante stesse a diffondere il loro aroma nell’aria tramite i terpeni (composti organici volatili).
Se ti avventuri nei boschi italiani e respiri profondamente, il primo è un’ondata di resina e balsamo. Il profumo caratteristico di pini, abeti e larici. Se ti addentri oltre, dove si aprono piccole radure di piante aromatiche selvatiche che crescono spontanee tra le rocce e il muschio l’aria si fa più pungente e speziata. Infine dopo una giornata di pioggia il terreno bagnato emana un profumo umido e terroso, una fragranza che sovrasta ogni altra.
Gusto: per gli amanti dei piccoli frutti e funghi, se si trovano perché non fare un assaggio! Oppure raccogliere piante aromatiche selvatiche da utilizzare nei piatti della nostra tradizione culinaria. Tutto ciò solo se si ha una conoscenza approfondita delle specie. La natura sa’ essere anche velenosa!

Tatto: poggiare la nostra mano su un tronco che può essere ruvido o liscio, duro o tenero a seconda della specie. Immergerla in un corso d’acqua fresca e lasciare che essa scorra tra le dita.

Vista: una palette di colori talmente variegata da non poter essere descritta ma solo vissuta in tutte le stagioni e luoghi. Ogni angolo del mondo è un quadro diverso. (per approfondire clicca qua)

Vivo in un ambiente caratterizzato da sterminati campi da coltivare, i parchi urbani sono di ridotte dimensioni e brulicano di persone appena il tempo lo permette. Se si cerca qualcosa di più tranquillo e appagante bisogna spostarsi, una gita in giornata.
Non ho mai praticato questa disciplina orientale, anche perché l’ho scoperta da poco.
Mi è capitata qualche escursione dove cerco sempre percorsi per principianti. Alcune mie caratteristiche non si conciliano con l’escursionismo. Soffro di vertigini per cui evito i sentieri a strapiombo anche se è presente il parapetto, le scale a gradini grigliati o a pioli. Appena mi espongo un minimo per ammirare meglio il panorama mi tremano le gambe. Non mi arrampico, il solo fatto di non poggiare i piedi a terra mi manda in tilt! Probabilmente ho bisogno di rimanere connessa a me stessa e a ciò che mi dà sicurezza, come se fossi ben radicata.
* Approfondimento interessante il libro di Qing Li, Shinrin-Yoku – Immergersi nei boschi.
